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Con una grande manifestazione indigena ed una marcia per le strade di Belem, il 28 gennaio, in Amazzonia, ha preso il via la nona edizione del World Social Forum. 5680 associazioni di 150 Paesi ed oltre 100 mila persone hanno partecipato all’evento. Tra i principali temi dibattuti la crisi economica mondiale, i cambiamenti climatici e le alternative al modello di sviluppo. Nell’articolo che segue, il racconto di due nostri volontari: Maria ed Antonio
Finalmente eccoci qua! Siamo arrivati a Belém, in Brasile, per il “Social Forum 2009”. Dopo un viaggio di 18 ore dall’Ecuador. All’aeroporto ci ha accolto padre Antonio Laureano, un giovane Giuseppino tutto sorridente e pieno di vita. Il caldo soffocante è un piacere per chi, come noi, viene dal freddo delle Ande di Quito.
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Dopo aver visionato il nostro stand siamo crollati dalla stanchezza, amplificata dalla stessa visita al SWF, che si sviluppa su tutta la città di Belém, un milione e mezzo di abitanti. Il secondo giorno ci siamo svegliati e siamo andati alla marcia che si svolgeva per le vie della città, con migliaia di persone e organizzazioni, sotto un acquazzone che non ha risparmiato nemmeno la mia macchina fotografica, che e da buttare! Il nostro stand si trova sotto uno degli enormi capannoni del SWF, il numero 2, insieme a tanti altri.
Abbiamo arredato le pareti bianche con le foto dei bambini di strada dell Ecuador, i trittici e la documentazione che spiega chi è l’ENGIM e cosa facciamo. Ogni giorno istauriamo nuovi rapporti con organizzazioni e volontari che cercano un posto dove aiutare, ma la maggior parte della gente cerca aiuto per i loro progetti, aiuti umani ed economici. “Un altro mondo è possibile”, questo si gridava durante il primo Social Forum a Porto Alegre. Anche se lì non eravamo presenti, è facile vedere come tanti piccoli passi verso un mondo migliore sono stati fatti. Dall’economia solidaristica all’educazione popolare e planetaria, dal turismo responsabile ai movimenti pacifisti: una moltitudine di persone impegnate nel sociale.
Tanti progetti innovativi, tanta voglia di condividere idee e esperienze, tanti dubbi ma anche tanta voglia di continuare a lottare. E poi il Brasile è tanta allegria, musica, danza e cultura. Questo ci fa molto riflettere sul senso della vita. In un Paese (che è quasi un continente) dove le disuguaglianze sono piu accentuate che in altri, dove le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, dove il turismo non è solo responsabile ma anche sessuale, dove l’economia non è solo solidale ma anche sfruttamento intenso delle risorse naturali, è incredibile vedere tanta gioia di vivere e tanta voglia di cambiare le cose.
Una lezione per noi occidentali, che abbiamo tutto ma ci lamentiamo sempre e che, soprattutto, di fronte alle ingiustizie, ad una politica mediocre, ad una violenza crescente, pur avendo gli strumenti economici e intellettuali, non reagiamo come dovremmo. Mentre qui la risposta è l’azione e la lotta, la speranza in un mondo migliore e in un altro pianeta. In Occidente rispondiamo forse con indifferenza, rassegnazione, impotenza e soprattutto tanta paura.
Viviamo, ormai, in Ecuador da quattro anni, ma le notizie che arrivano dall’Europa sulla crisi economica sono allarmanti. Si percepisce solo tanta preoccupazione: qui si avverte un sospiro di sollievo e una nuova speranza. La crisi, infatti, riguarda il neoliberalismo, un modello di economia che al centro ha il profitto a qualsiasi costo, il libero mercato a scapito dell’educazione, della salute, dei diritti dei lavoratori e dell’essere umano in generale. L’alternativa a questo sistema esiste: non possiamo permettere che il mondo resti nelle mani delle multinazionali, e, quindi, soggetto alle leggi del mercato e del profitto.
Lo Stato, le istituzioni pubbliche e private, la società civile, sono tutti chiamati a rispondere: qui a Belem lo stanno facendo. Quest’anno persino i presidenti di Brasile, Venezuela, Ecuador, Paraguay e Bolivia, Lula, Chavez, Correa. Lugo e Morales si sono riuniti qui al Social Forum. Nonostante il nostro scetticismo e dubbi verso la politica, si tratta di un evento importante, che dimostra un interesse crescente dei politici verso i movimenti sociali e le nuove alternative di sviluppo. Bene, chiudiamo questo breve articolo dicendo che, come ENGIM, possiamo fare molto per aiutare a sviluppare i tanti progetti dei Giuseppini anche qui in Brasile e continuando a migliorare quelli in cui siamo gia impegnati a Belem e Fortaleza. E attivando il volontariato del servizio civile.
Antonio e Maria